La via Appia Antica era considerata la “ Regina delle vie “ dell’antica Roma.
Venne aperta nel 312 a. C. dal censore Appio Claudio Cieco il quale riutilizzò un tracciato già esistente verso i Colli Albani. Nel tempo la strada venne prolungata verso Brindisi divenendo il principale asse di collegamento con le province orietali.
Nel medioevo la strada perse la sua importanza e nel ‘500 venne sostituita dalla via Appia Nuova. La strada ha un suo fascino particolare, l’importanza che aveva durante gli anni dell’impero ha determinato lungo il suo percorso la costruzione di importanti ville e mausolei di cui ancora oggi abbiamo testimonianza.
La strada conserva ancora ampi tratti della pavimentazione originale, larga 4,10 metri circa 14 piedi romani, in basolati di leucite. A partire da Porta San Sebastiano incontriamo le Catacombe di San Callisto che furono nel terzo secolo il cimitero ufficiale dei Papi. La Basilica di San Sebastiano custodisce nella prima cappella destra la pietra con l’impronta dei piedi lasciata, si dice, da Gesù nell’episodio del “ Domine quo vadis? “.
Sotto la basilica le catacombe di san Sebastiano, unico cimitero cristiano rimasto sempre accessibile. La villa di Massenzio della quale sono visibili il circo di Massenzio ed il mausoleo di Romolo. Il palazzo imperiale non è ancora stato portato alla luce.
Uno dei monumenti più conosciuti è la Tomba di Cecilia Metella.
Il monumento fu eretto per la figlia di Metello Cretico e moglie di Crasso intorno al 50 a. C. Nel medioevo il mausoleo divenne il torrione di un castello fortificato.
La Villa dei Quintili è un complesso di notevoli dimensioni appartenuto prima alla famiglia dei Quintili e successivamente a Comodo. Sono ancora ben conservate le arcate dell’acquedotto che alimentava la villa. L’ingresso è sulla via Appia Nuova.
Sono soltanto alcune delle tante testimonianze ancora esistenti lungo il percorso della strada.
Nel 1988 è stato istituito dalla Regione Lazio un parco archeologico che racchiude il tracciato della strada ed i suoi dintorni con lembi di macchia. Qui oltre alla vegetazione spontanea si incontrano pini e cipressi piantati dall’uomo e vegetazione a carattere ruderale: capperi, sassifraga, parietaria ed ombellico di Venere che rivestono i ruderi.
Camminando sul basolato non si può non pensare a quanti prima di noi in tempi lontanissimi hanno calpestato queste pietre, ciascuno accompagnato dalle sue speranze e vicissitudini. Il carico di storia si respira ad ogni passo e ciò che noi ricordiamo di ciascun monumento è soltanto una nostra interpretazione della realtà che secoli fa altri si sono trovati a vivere.
Ricchezza, povertà, persecuzioni, interessi politici e tutto ciò che può aver influenzato la vita di tante persone.
Questa passeggiata ha un fascino particolare.
Forse perchè in un ambiente lontano dal caos della Roma attuale è più facile seguire le proprie riflessioni.
Buon proseguimento e, mi raccomando, attenzione a non danneggiare ciò che nel tempo si è conservato. Queste testimonianze sono destinate ai posteri e portare via una piccola pietra o estirpare una pianta potrebbe danneggiare un equilibrio perfetto.
Limitiamoci ad osservare e a stampare nella nostra mente tanta bellezza.
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