Trappola per topi
Agatha Christie
dal 26 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014
Teatro Vittoria – Piazza di Santa Maria Liberatrice 10, Testaccio, Roma
www.teatrovittoria.it
Oggi vi proponiamo una nuova idea, frutto di una collaborazione con un’amica preziosa di Weekendout.it
Ormai da qualche tempo il nostro blog è un appuntamento quotidiano dedicato agli eventi della capitale: tra questi anche moltissimi spettacoli che riempiono i cartelloni dei vari teatri.
La nostra amica Cecilia ci regala un suo scritto che vi farà appassionare a “Trappola per topi“, spettacolo in programmazione dalla prossima settimana nelle sale del teatro Vittoria di Roma.
Speriamo che la sua curiosità e la sua voglia di scrivere la portino presto a scrivere un nuovo articolo!
Enjoy! 🙂
“Il segreto è l’equilibrio.
Ma cos’è una trappola? Una tavoletta, una molla e un pezzetto di formaggio a fare da esca. Allo scatto però il meccanismo provoca la rottura del collo del roditore.
Lo stesso meccanismo che muove la commedia in una diabolica struttura a scatole cinesi, una trappola che contiene altre trappole, un thriller di un fantastico realismo e di una logica così allucinatoria che sa rendere plausibile anche l’incredibile.
“Perché non scrivere una commedia al posto di un libro? È più divertente!” Pensò Agatha Christie, maestra di cerimonie criminali.
Era il 25 novembre 1952 quando lo spettacolo vide la luce del debutto, Sir Winston Churchill era Primo Ministro in Inghilterra, Truman era Presidente degli Stati Uniti e Stalin capo della Russia.
Io l’ho visto 61 anni dopo … e c’erano: Letta Presidente di un Consiglio di Larghe Intese, la stessa regina Elisabetta in Inghilterra, Obama Presidente degli Stati Uniti e Putin un amico di Silvio a capo della Russia.
E cos’è “Trappola per topi”? Uno stupendo marchingegno teatrale che si dipana con stupefacente armonia e dove humour e suspense si fondono magicamente, per un unanime riscontro di pubblico e critica.
I personaggi, come noi spettatori, sono autentici, quotidiani e al tempo stesso “inaspettati”, e tutti, proprio tutti hanno da nascondere o da nascondersi qualcosa.
Li vediamo muoversi in un salone isolati dal resto del mondo da un’improvvisa tempesta di neve: tra di loro un pericoloso assassino psicopatico.
Ognuno porta con sé un microcosmo curioso e inquietante per un “teatro dello sguardo“, dove ogni dettaglio va esaminato e messo a confronto con altri dettagli.
Il delitto arriva inesorabile, in perfetto orario.
Chi è stato? Prima trappola.
Noi spettatori gettiamo uno sguardo in quel salotto “per bene”, spiamo i topolini agitarsi nella gabbietta e, senza rendercene conto, i topolini siamo noi. Catturati da quel meccanismo perfetto che ci rende invischiati nella caccia.
Topolini prigionieri e ciechi, perché incapaci di interpretare la realtà che è sotto i nostri occhi, abbagliati e distratti come siamo dai riflessi metallici della “molla”.
Ma questo delizioso carillon omicida lascia a volte intravedere bagliori sinistri, squarci di luce che mostrano il lato oscuro delle cose.
Certo, la commedia è un gioco, deve avere la leggerezza di un gioco ma è anche dramma e crimine. Un po’ infantile sì, ma terribilmente crudele, perfino sadico.
Proprio come la dolce canzoncina che si cantava all’asilo di quei tre poveri topolini a cui la fattoressa tagliava i codini …
“Sei da gualche parte in mezzo ai tuoi amici, poi d’un tratto li guardi e non son più lor, chi son? Altri? Amici senza codini? Che dicono: mai avuto un codino! O son tutti estranei?”.
Quel luogo c’è e va oltre il Teatro. E la Christie, pur con il garbo a lo humour che la distinguono, ci spinge a gettare uno sguardo oltre le apparenze, a sollevare quel velo freddo e bianco attraverso il quale osserviamo persone e cose.
Ed ecco la seconda trappola: la cecità.
II non sapere o voler vedere oltre la rassicurante quotidianità, oltre quella neve, quel gelo, è il brivido freddo che si prova a scoprire le molteplici facce del reale.
Infine la terza: per il regista? Per la compagnia?
“Ho deciso di non darne una lettura simbolica, ho preferito il tradizionale al contemporaneo”, dichiara Stefano Messina.
Ovvio tutti rimaniamo accecati nel guardare a questo testo della Christie. Accecati dal suo incredibile successo commerciale, abbiamo smesso di guardare veramente.
Alla fine è “soltanto” una commedia gialla. Oltretutto la Christie ha scritto tutto, troppo forse. Le didascalie, le battute, i movimenti appaiono calcolati sulla base di una pianta scenica accuratissima, come una partitura troppo ricca di annotazioni.
Forse il regista si è sentito intrappolato.
Come liberarsi allora?
Entrando nella trappola. Era l’unico modo per cercare, dall’interno, una via d’uscita.
Inseguendo i topolini in quel salotto che si trasforma via via in una camera di tortura e dove sempre più spesso recitano parti inventate di sana pianta, ruoli dalla cui riuscita dipende il loro destino, camuffandosi e cercando di smascherarsi a vicenda; sino a ripetere la scena del delitto, scambiandosi le parti.
Come sarebbe stata una “lettura simbolica”?
Tutta la compagnia che vaga nella neve per le strade di Hameln? La cittadina del pifferaio magico?
No, no Messina è un bravo al regista che non si è fatto intrappolare!
I gesti erano tutti ben visibili, come segni neri su una pagina bianca, come corvi su un campo.
Ma poi, sulla pagina, i segni si mescolano ad altri segni; gli attori calcano le scene di altri attori, il sipario si chiude e noi come i corvi di Van Gogh ci alziamo.
Usciamo in un campo di grano sotto un cielo scuro e minaccioso, nei passi come nelle loro ali l’indecisione di percorsi che vanno in direzioni diverse.
Le trappole? Innescate.
Il gioco è ricominciato.
_Cecilia“
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