Indagine di un musicista al di sopra di ogni sospetto
Max Paiella
dal 4 al 16 marzo 2014
Teatro Vittoria – Roma
www.teatrovittoria.it
Un viaggio nella musica per arrivare a capire meglio come suona effettivamente l’Italia: i nostri costumi e la nostra politica sono più paragonabili ad una sinfonia di Verdi? (quella che mi viene in mente per prima è “La Forza del Destino”) o ad una canzone di Jovanotti?
Durante una campagna elettorale assistiamo a discorsi simili a stornelli, a volte in dialetto, dove ci sembra di capire tutto, ma la realtà della politica è assai diversa.
Attraverso la musica possiamo affrontare tematiche misteriose nonché importanti interrogativi.
Ricordate? Battiato ci confidava che presto sarebbe ritornata l’era del cinghiale bianco e ci ha spiegato quali sono i desideri mitici di prostitute libiche.
Se comprendiamo Battiato, possiamo arrivare a capire il significato dello spread, del rating e del default, in mezzo a voti di protesta, banche sbragate, tagli, consultazioni, formazioni di nuovi governi, aspiranti premier e faccendieri in fuga alle Cayman.
Eppure Bennato ci ha avvisato: “Sono solo canzonette!” Ma sono proprio quelle canzonette che subiamo dalla mattina alla sera a confonderci.
Non a caso, parafrasando il titolo del film “Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, se in un primo momento ciò che guida il protagonista pare essere l’arroganza di chi confida nella propria insospettabilità, la veridicità di questa convinzione viene via via smentita dai fatti. Tutto viene confuso quando l’esercizio del potere viene sottratto ad ogni forma di controllo.
Tutto diventa verosimile, ad esempio: «Un criminale a dirigere la repressione: è perfetto!».
Non a caso il film si chiude con la citazione di Franz Kafka: «Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.»
Non a caso un giorno potremmo ritrovarci a comunicare con le frasi delle canzonette che ascoltiamo con distrazione o a cantare l’inno di un partito perché ci hanno messo dentro parole familiari o, peggio ancora, a votare un governo fatto da cantanti!”.
_Cecilia